Il pensiero e l'anima


Che cos’è, in fondo, il pensiero? Dove risiede? Come si forma, da dove viene? Non è il cervello la sede del pensiero. Il pensiero ha a che fare con il significato, con il senso, e il cervello non è in grado di produrre questo effetto. Al tatto i nervi ricettori terminali trasmettono al cervello a velocità istantanea i dati del freddo e del caldo, della carattere rugoso o liscio di una superficie, e il cervello risponde sempre allo stesso modo per tutti: o è caldo o freddo, liscio o rugoso allo stesso modo. Se invece dò una notizia, la stessa notizia, per esempio, ho vinto le elezioni!, o: è morto il tale!, suscita in alcuni gioia in altri tristezza. Perché accade questo? Reazioni così diverse sono evidentemente legate al significato di quello che le parole hanno riportato, e il significato non è un prodotto cerebrale, anche se il cervello ed i suoi neuroni sono lo strumento che trasferisce alla dimensione fisica corporea il contenuto ideale, esistenziale, delle idee veicolate dal pensiero tramite il linguaggio. E quindi? Il cervello non è la risposta alla domanda.

Il pensiero ha a che fare con il linguaggio e risiede nell’anima. Noi possiamo parlare con noi stessi, dialogare tra sé e sé, darci degli ordini, dei consigli, consolarci, perché la nostra struttura è dialogica. Direi che il dialogo è fra l’anima e la parte psicologica di noi. La psiche è il raccordo tra l’anima e il corpo, colei che si incarica di tradurre in vissuto, in memoria, in emozioni i significati che l’anima coglie nella esperienza, coniugandola con gli effetti dei bisogni e dei desideri soddisfatti ed insoddisfatti della nostra vita vissuta.
“E’ lo spirito che dà la vita, la carne non conta nulla!”, dice Gesù (Gv 6, 63).
E’ l’anima che San Tommaso chiamava intellettiva che è chiamata a cogliere il senso della vita e della realtà, a partire, però, dalla esperienza. E’ il primato della fenomenologia, insegnavano, con sfumature diverse, Husserl ed i suoi epigoni, tra i quali Merleau Ponty. Però l’anima è legata al corpo ma rimane anche protesa nell’infinito, nel mondo immateriale, degli esseri spirituali. Essa partecipa della comunione dei santi. A noi accecati negli occhi spirituali dalla concupiscenza della vita materiale questa prospettiva sfugge pressocché totalmente. L’anima non è eterna, ma è immortale. E’ stata infatti creata da Dio quando ciascuno di noi è venuto al mondo, e non morirà più. Viene quale estensione autonoma del suo Essere divino. Unita e separata ad un tempo. L’anima è come imprigionata nel corpo, elabora il senso a partire dalla esperienza fisica del corpo materiale e dai sensi. E’ come uno che è in carcere e non riceve luce che dalla bocca di lupo che sta là, alta sopra la sua testa con il raggio avaro di luce che dispensa.
L’anima sta ritta sull’infinito, alla sua sinistra gli inviati di satana, alla destra l’angelo custode. I primi creature fetide sono ultimamente usciti a legioni dalle fenditure della terra come i topi dalla fogna ed infestano l’aria, le acque, le menti, ogni luogo. Creature mostruose e ributtanti, come le descrisse la Beata Anna Katharina Emmerick. O come le ha viste il Papa Leone XIII quando compose la sua preghiera all’Arcangelo San Michele.

“San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime”

I dèmoni instancabilmente sussurrano le loro menzogne e tentazioni alle orecchie degli uomini. L’inviato di Dio a custodirci è vigile ma non sempre parla, perché la parola è assegnata e riservata in primo luogo alla nostra libertà. Ignari della loro origine, molti pensieri demoniaci divengono così i nostri, pensiamo acriticamente che siano i nostri. Non vigiliamo. Siamo stolti.
Quindi il pensiero in sé è un fatto, usa il linguaggio che è la prima concretizzazione della percezione del senso, del significato, a partire dalla esperienza. E questo è possibile perché la stessa logica è inscritta nella realtà e nella mente e nell’anima che devono coglierla. Vedo la luce perché in fondo ai miei occhi appositi recettori, i coni ed i bastoncelli della retina, sono fatti per leggerla. Odo i suoni perché i recettori del timpano sono pensati e progettati per udirli.
Il pensiero è quindi in sé incolpevole, scaturisce dall’anima e compare nella mente come una bolla d’aria che si fa strada nell’acqua di uno stagno e poi raggiunge la superficie.
Quindi ecco, ora lo posso dire, mi è venuto un pensiero. Ma non è adesso il caso di dirlo.

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