La strage di una generazione non innocente




Di fronte alla ostinazione del faraone, la liberazione di Israele dalla schiavitù d’Egitto richiese una strage, la decima ed ultima piaga:

“Il Signore disse a Mosè: «Ancora una piaga manderò contro il faraone e l'Egitto; dopo, egli vi lascerà partire di qui. Vi lascerà partire senza restrizione, anzi vi caccerà via di qui. Dì dunque al popolo, che ciascuno dal suo vicino e ciascuna dalla sua vicina si facciano dare oggetti d'argento e oggetti d'oro». Ora il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani. Inoltre Mosè era un uomo assai considerato nel paese d'Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo. Mosè riferì: «Dice il Signore: Verso la metà della notte io uscirò attraverso l'Egitto: morirà ogni primogenito nel paese di Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito della schiava che sta dietro la mola, e ogni primogenito del bestiame. Un grande grido si alzerà in tutto il paese di Egitto, quale non vi fu mai e quale non si ripeterà mai più. Ma contro tutti gli Israeliti neppure un cane punterà la lingua, né contro uomini, né contro bestie, perché sappiate che il Signore fa distinzione tra l'Egitto e Israele. Tutti questi tuoi servi scenderanno a me e si prostreranno davanti a me, dicendo: Esci tu e tutto il popolo che ti segue! Dopo, io uscirò!». Mosè acceso di collera, si allontanò dal faraone” (Es. 11, 1-8)

Anche alla nascita di Gesù a Betlemme seguì una strage, nel tentativo del sanguinario Re Erode di uccidere chi temeva fosse un re suo rivale:

        “Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». 14Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. 16Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. 17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più” (Mt 2, 13 – 18)

Giunto ai confini della terra di Canaan, la terra promessa da Yavhè a Israele, il popolo si ribella, non vuole entrare, non accetta il dono di Dio e ciò che esso comporta: una scelta, una azione, la lotta contro le sette nazioni che abitano Canaan, per cui l’ira di Dio si accende contro il popolo:

“Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: 27 «Fino a quando sopporterò io questa comunità malvagia che mormora contro di me? Io ho udito le lamentele degli Israeliti contro di me. 28 Riferisci loro: Per la mia vita, dice il Signore, io vi farò quello che ho sentito dire da voi. 29 I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall'età di venti anni in su e avete mormorato contro di me, 30 potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare, se non Caleb, figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun. 31 I vostri bambini, dei quali avete detto che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi conosceranno il paese che voi avete disprezzato. 32 Ma i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. 33 I vostri figli saranno nòmadi nel deserto per quarant'anni e porteranno il peso delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri siano tutti quanti nel deserto. 34 Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quarant'anni, un anno per ogni giorno e conoscerete la mia ostilità. 35 Io, il Signore, ho parlato. Così agirò con tutta questa comunità malvagia che si è riunita contro di me: in questo deserto saranno annientati e qui moriranno» (Nm 14, 26 – 35).

Un’altra strage nella storia della salvezza. Ma veniamo ad oggi. Leggo su Repubblica del 22 marzo 2020, cronaca locale di Milano: “Coronavirus: allarme case di riposo: <A rischio una generazione, è un bollettino di guerra”. E Il Giorno del 27 marzo: “Coronavirus, strage nella casa di riposo a Lambrate: 23 anziani morti”. Così Il Messaggero del 28 marzo: “Sono loro i più fragili, i più esposti alla minaccia del Covid-19: gli anziani d'Italia. I dati sono chiari: la maggior parte dei casi di coronavirus si manifesta in persone anziane, circa il 60% dei malati ha un'età superiore a 60 anni. Inoltre, il 99% dei decessi avviene in persone con più di 60 anni e con patologie di base multiple. E un anziano su dieci è ricoverato in una Residenza sanitaria assistenziale (pubblica o privata e accreditata) o è ospitato in case di cura che in questi giorni da Nord a Sud del Paese si stanno trasformando in focolai”.

In questi giorni mi ero già dilettato, si fa per dire, a scorrere i numerosi necrologi, ogni giorno un flusso impressionante di pagine, guardando l’età dei deceduti. Qualche (raro) sessantenne, una certa quantità (largamente minoritaria ) di settantenni. Una alluvione di ottantenni e novantenni. Ma quanti vecchi abbiamo tra di noi?, mi sono chiesto, e dove stavano nascosti? Samael, l’angelo della morte, si sta incaricando di falciarli. Una intera generazione, un’altra strage.
Da tempo lo avevo in mente, vado a pescare una antologia dei quaderni piacentini del 2008. ‘Prima e dopo il ‘68’, si intitola. A cura di Goffredo Fofi e Vittorio Giacopini. Ho anche un altro volumetto, ‘L’orda d’oro 1968 - 1977’, di Nanni Balestrini e Primo Moroni. Sono volumetti apologetici dei movimenti rivoluzionari del ’68. Quelli che hanno portato ai cosiddetti anni di piombo, all’amore libero, agli esami di gruppo, al sei politico, all’aborto, al divorzio, all’utero è mio e me lo gestisco io, al femminismo competitivo e violento, al tramonto del padre, della sua figura e della sua autorità, alla progressione che ha portato al pensiero unico che nega la differenza sessuale e supporta il gender, alle libere convivenze, allo sfascio della famiglia, ed alle ultime propaggini da cui trasuda l’alito fetido di satana libero e scatenato, nelle quali dopo il giro di boa legislativo della legge ‘Cirinnà’ sulle unioni civili stavamo ormai irreversibilmente immersi fino al collo fino all’inizio silente e strisciante della pandemia stragista.
Inizio la lettura della prefazione dei Quaderni, di Pino Corrias. Quella che l’autore definisce ‘una rivoluzione di carta’ inizia, nel suo racconto, con un pranzo a casa di Piergiorgio Bellocchio nel marzo dell’anno 1962. Presenti il padrone di casa, 31 anni, e Grazia Cherchi, 25. Faccio un rapido conto, è la generazione nata negli anni ’30 – ’40. Gli ottantenni – novantenni di oggi. Quelli che il Covid sta mietendo. La spagnola del 1918 mieteva giovani vite, il coronavirus soprattutto i più vecchi, con qualche più dolorosa eccezione. Viene spazzata via la generazione che fu protagonista del ’68, o che alla società che scaturiva dalla rivoluzione di carta, come l’ha definita Corrias, alla fine si è adeguata. La generazione che non trasmise la fede e mise le condizioni per la scristianizzazione della società, e che per questo – lo confesso - ho tante volte detestato.
Sembra quasi di essere, come Mosè ed Aronne, alle soglie di una nuova terra promessa che non è un luogo fisico né il nuovo umanesimo in salsa anticristica, come lo ha definito Padre Livio Fanzaga, di Giuseppe Conte – Edgar Morin, dove il capo del governo si presenta sovente in casa degli italiani paterno, sentimentale e avvolto in quella sua suadente e laica aura narcisistica, sul modello del Presidente degli Stati Uniti d’Europa del racconto dell’anticristo di Vladimir Sergeevic Soloviev.


Ma il cuore dell’uomo libero dalle suggestioni di Satana, il cui tempo forse è davvero scaduto, dando ragione delle rivelazioni di Fatima e, in seguito, della Regina della Pace ai veggenti di Medjugorie. Il caso non esiste, e nessuno può entrare nei piani di Dio, che ha il potere di volgere per chi a Lui si affida anche il male dell’uomo in bene. Ma, forse, per entrare nella nuova terra promessa, nella primavera della Chiesa, affinché il Cuore immacolato di Maria possa alla fine trionfare, forse occorreva mettere la scure alla radice, fermare tutto ed iniziare, nel provvidenziale deserto che ne è derivato, una pulizia che riguarda prima di tutto il nostro cuore, ma che nei fatti simbolicamente ricorda quella degli ebrei morti nel deserto. Ed ha aspetti crudi e cruenti, quali sono senz’altro quelli della strage che si sta consumando sotto i nostri occhi in molti casi impotenti. Nessuno di noi lo è, e a me aspetta certamente il rigore delle fiamme (non quelle eterne, oso sperare), ma che sia la strage di una generazione, complessivamente considerata, innocente ho qualche dubbio.
Ecco, un po’ crudo, ma questo è il pensiero, così com’è venuto.



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