Verso un mondo nuovo


Oggi mi sono venuti questi pensieri.

“Mosè convocò tutti gli anziani di Israele e disse loro: < Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua. Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l’architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire …>” (Es., 12, 21 – 23).

Il popolo ebreo sta per lasciare l’Egitto e la schiavitù dopo quattrocentotrenta anni. Sta preparando la Pesah. In ogni casa la preparazione è febbrile. L’Egitto è stato già colpito da nove sciagure, le piaghe mandate da Dio. L’aria è greve, l’orizzonte cupo mentre la luce scolora nella tersa notte africana. Il cielo riluce del brillio delle innumeri stelle. In ogni casa il sangue degli agnelli sgozzati ha riempito i catini e imbrattato gli stipiti delle porte, secondo il comando di Mosè. Gli ebrei consumano la pasqua e vegliano in piedi, i fianchi cinti. Un silenzio immenso domina la notte mentre le potenze dei cieli e lo sterminatore inviato da Jahvé ristanno, in attesa.

“A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d’Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame” (Es. 12, 29).

In un attimo i cieli in obbedienza al Signore dell’Universo hanno agito e colpito l’Egitto al cuore.

“Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché non c’era una casa dove non ci fosse un morto!” (Es. 12, 30).

Come potevano stare gli israeliti confinati in casa in attesa di qualcosa di immane che doveva accadere? E quando, dopo la partenza, si sono trovati prima inseguiti dalla cavalleria egizia, schiacciati contro il mare e senza via di fuga? O quando attraversavano il Mar Rosso tra due muraglie verticali di acqua incombenti sulle loro teste, i carri e i cavalli nemici al loro inseguimento per catturarli e riportarli indietro, a servire in Egitto? 

“Il Signore disse a Mosè: <Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, e suoi carri e i suoi cavalieri>” (Es. 14, 15 - 18).

I giorni della pasqua mosaica richiamano oggi per similitudine ed assonanze misteriose i nostri pandemici e luttuosi. 
Ho aperto gli occhi, come al solito, alle sei. Mi sono rasato, sciacquato, asciugato. Quindi, accuratamente chiuse le porte della cucina e, nel corridoio, quelle di separazione della zona notte, ho colmato raso il serbatoio della moca, lievemente pressato il contenuto e collocato il tutto sulla fiamma piccola della batteria di acciaio temperato grigio Smeg di fuochi, al minimo. Poi acceso la fiamma media sempre al minimo sotto al pentolino medio con tre dita di latte per la colazione di Paola. Colazione con biscotti secchi Saiwa e muesli, denti, preghiera delle lodi. Poi venti minuti di ginnastica per i quadricipiti femorali, a prevenire il rischio sempre incombente di meniscopatia. Doccia caldissima. Mi sono cambiato la biancheria intima e vestito, mentre le endorfine prodotte dalla fatica fisica entravano lentamente in circolo ed il senso di benessere mi invadeva progressivamente espandendosi piacevolmente come una bolla di aria calda ad ogni latitudine fisica e psichica del mio essere. Sto bene, sto bene. Mi sento straordinariamente bene! Intanto a cumuli nelle corsie invase di polmoniti degli ospedali e della casa di cura qui di fronte vecchi e adulti non più giovani si arrampicano sulle pareti, contorcendosi alla ricerca di aria da pompare nei polmoni ormai asfittici. Talora sono iniettati di piccole dosi di morfina per lenire e attutire la sensazione di fame d’ossigeno, la saturazione a cinquanta, o sessanta. Altri anche giovani da giorni intubati e sedati, nella ventilazione che li tiene in vita, che consente al loro fisico provato di combattere, di provare a resistere. Alcuni, molti, non ce la fanno. Domani potrei essere tra loro. State in casa, dice la tivù, non uscite! Un coprifuoco come quello delle sirene dei bombardamenti del ‘44. Non uscite, come gli ebrei nella pasqua della liberazione dalla schiavitù del faraone. 
Questo virus è come la nube che proteggeva Israele, scura per gli egiziani, luminosa per Israele. Nel dolore (l’uomo ne ha bisogno per cambiare, perché non sente né capisce altro!), in una situazione che appare irreale e sospesa a mezzaria, sta spazzando via Satana dal cuore dell’uomo, ormai fermato da questo corpuscolo invisibile nella sua folle corsa verso il nulla. Maria, inviata di Dio, sta preparando il ritorno del mondo al suo Figlio, come dice Padre Livio Fanzaga – una voce per me onesta e profetica, degna di fede - a Radio Maria, siamo alle doglie del parto. Il mondo vive forse, dico io, in quest’anno la sua Quaresima di preparazione alla Pasqua del ritorno a Dio, al Creatore e Signore dell’Universo. Le stesse cifre dell’anno in corso, bisesto, lo annunciano in codice, venti e venti che fa quaranta, i quaranta giorni di Cristo ed i quaranta anni del popolo ebreo nel deserto. L’Italia e l’Europa sono nel deserto. Il mondo è nel deserto. L’uomo è nel deserto, e lì può riflettere, e rientrare in sé. Da lì può tornare umano, creatura e non dio di se stesso, e ripartire. 
Nel suo messaggio a Miriana del 18 marzo, la Regina della Pace ci invita a cercare l’amore, assieme alla fede ed alla speranza, e ci dice che l’unica cosa di cui abbiamo bisogno, che dobbiamo cercare e che ci può nutrire è l’amore di Dio. 
Maria sta preparando un mondo nuovo, non serve voltarsi indietro ed attendere il ripristino di quello, ingiusto, pieno di falsità, di odio e di contese, corrotto, da cui veniamo e che era: occorre aprirsi alla novità dello Spirito, ed a quello che Dio, infinito Amore come ci mostra il volto del Figlio, sta preparando per noi.



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