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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Il senso delle cose

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E’ difficile parlare senza rischiare di imbrattare con la materia la sostanza spirituale che è il senso di ciò che stiamo vivendo. Il messaggio ora è chiaro. Dio è presente con la sua divina persona nella storia e nella croce che oggi affligge l’umanità e, in particolare, le nostre città, la nostra nazione. Dio è presente con il suo Spirito e ci mette in condizione di guardare a Lui. Ci chiede di guardare a Lui. E la Regina della Pace ci invita ad ascoltare quello che Dio vuole dirci. In questo momento colorato così densamente dei colori della eternità, di quella luce che non è naturale, ma è quella del primo   giorno della creazione, la luce della Sapienza di Dio, del Verbo, del Lògos, ho una consapevolezza irreversibile che non è possibile tornare alle cose di prima, come la scrofa al suo vomito. La storia va irreversibilmente verso il suo compimento, verso la Parusìa, il ritorno di Cristo a prendere ciò che è suo. In questo momento in cui Dio ci chiama e ci permette in un mo

L'uomo vestito di bianco

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Mario Jorge Bergoglio, eletto al soglio papale il 13 marzo 2013 con il nome di Francesco, Vescovo di Roma, chiesa che presiede nella carità le altre, come dice lui, è stato preso dai suoi confratelli cardinali  "quasi dalla fine del mondo" . Ieri, 27 marzo 2020, nel pieno del flagello del coronavirus, lo abbiamo visto attraversare da solo una Piazza San Pietro deserta, salire con passo incerto e vacillante la scalinata verso la croce, come l'uomo vestito di bianco visto in visione da Suor Lucia a Fatima. Questo è il testo del messaggio, scritto dalla veggente il 3 gennaio 1944 su ordine del Vescovo di Leiria e reso pubblico dalla Chiesa cattolica nel 2000:         «Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra

La strage di una generazione non innocente

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Di fronte alla ostinazione del faraone, la liberazione di Israele dalla schiavitù d’Egitto richiese una strage, la decima ed ultima piaga: “Il Signore disse a Mosè: «Ancora una piaga manderò contro il faraone e l'Egitto; dopo, egli vi lascerà partire di qui. Vi lascerà partire senza restrizione, anzi vi caccerà via di qui.   2  Dì dunque al popolo, che ciascuno dal suo vicino e ciascuna dalla sua vicina si facciano dare oggetti d'argento e oggetti d'oro». 3  Ora il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani. Inoltre Mosè era un uomo assai considerato nel paese d'Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo. 4  Mosè riferì: «Dice il Signore: Verso la metà della notte io uscirò attraverso l'Egitto:   5  morirà ogni primogenito nel paese di Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito della schiava che sta dietro la mola, e ogni primogenito del bestiame.   6  Un grande grido si alzerà i

Il pensiero e l'anima

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Che cos’è, in fondo, il pensiero? Dove risiede? Come si forma, da dove viene? Non è il cervello la sede del pensiero. Il pensiero ha a che fare con il significato, con il senso, e il cervello non è in grado di produrre questo effetto. Al tatto i nervi ricettori terminali trasmettono al cervello a velocità istantanea i dati del freddo e del caldo, della carattere rugoso o liscio di una superficie, e il cervello risponde sempre allo stesso modo per tutti: o è caldo o freddo, liscio o rugoso allo stesso modo. Se invece dò una notizia, la stessa notizia, per esempio, ho vinto le elezioni!, o: è morto il tale!, suscita in alcuni gioia in altri tristezza. Perché accade questo? Reazioni così diverse sono evidentemente legate al significato di quello che le parole hanno riportato, e il significato non è un prodotto cerebrale, anche se il cervello ed i suoi neuroni sono lo strumento che trasferisce alla dimensione fisica corporea il contenuto ideale, esistenziale, delle idee veicolate da

Il diluvio

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Sciami di corpuscoli invisibili volteggiano nell’aria, si annidano in ogni anfratto, stanno in caccia ed in agguato. Il sole primaverile ancora fiammeggia nel vespero rutilante. Cumuli soffici e corpulenti di panna bianca sprofondati nel catino azzurro intenso del cielo si tingono di antrace e di arancio sfrangiandosi nei bordi martoriati dalle violente correnti di quota. Folate fredde sibilano di quando in quando radenti e senza ragione apparente sui piani d’asfalto delle vie deserte. Le luci dietro le finestre della casa di cura sono spente, le tendine grigie calate a mezzo su dolori che immagino numerosi e silenti. Non si muove una foglia. Non un’anima. Una os in tenuta verde da sala operatoria e mascherina chirurgica a coprire il volto sbuca dalla porticina laterale degli ambulatori trascinando un sacco nero che poi lancia con sollievo e gesto ampio e liberatorio nelle fauci spalancate dei bidoni neri dell’indifferenziato, come il marinaio verso il molo la gomena d’attracco do

Di chi è la colpa?

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Laetare . Rallegrati!, dice oggi la Madre Chiesa ai suoi figli. Il bilancio dei morti nella nostra città a ieri era di 281. Oggi altri 31. Tra essi gli amici ed i fratelli di cammino e nella fede. Altri sono intubati o estubati di fresco. Altri ancora febbricitanti, in angoscia, barricati in casa. Eppure, rallégrati! E di che?, ci si chiede. Da più parti iniziano a spuntare domande. Di chi è la colpa? L’America ha infettato la Cina, i laboratori di Whuan hanno infettato il mondo, i politici hanno dormito, i cinesi mangiano i pipistrelli. Forse si preparano i tempi di una nuova Norimberga. “Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?” , chiedono i discepoli al Maestro (è il Vangelo di oggi, Gv. 9, 2). L’uomo non sa ragionare che secondo un principio di causalità. Ogni evento ha (deve avere!) una origine, una causa, una spiegazione. Coglierla e comprenderla è l’esercizio della signoria dell’uomo sulla natura. Il suo potere. In qualche modo la conferma

Ciao, Giancarlo!

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Caro Giancarlo, per par condicio con Osvaldo devo un pensiero anche a te, al tuo sorriso dolce che ci accompagna nel dolore. La tua voce nel Pater in assemblea mi è sempre parso sovrastasse le altre, ora te lo posso dire. La tua preghiera sembrava provenire da lontano, da luoghi eterni, senza inizio e senza fine, e volava sulle nostre teste e sulle nostre miserie felice e libera dalle ristrettezze del tempo. Una immensa e fluida corrente di luce, una via sempre aperta per il Cielo che ora tu, fortunato, puoi contemplare, come Gesù che, dopo l’intimo suo tormento, ha visto la Luce. La stessa che ora vedi anche tu e che già guidava, mite e potente, i tuoi passi sempre operosi accanto alla tua sposa, ai tuoi figli, ai tuoi fratelli nella fede. Ti abbracciamo, veglieremo assieme a te sui tuoi cari, che è quello che anche ora vuoi sentirti dire. Vedo che ci sorridi ancora, prega per noi.

Ciao, Osvaldo!

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Caro Osvaldo, io penso che il tuo uomo spirituale sia piccolo di statura come te, ed abbia i baffi. Mi piace pensare che oggi, dopo il tuo incontro con il Re e la intensa effusione di tenerezze che lo ha accompagnato, impettito da par tuo tu abbia gettato un occhio severo a controllare l’allineamento delle schiere delle milizie celesti, e poi, mentre aspetti il tempo in cui il tempo sarà finito e potremo riabbracciarci tutti,  ti sia   offerto per la cucina, dove potrai preparare a patriarchi e profeti succulente portate cotte al forno perché loro, nutriti di falafel e schiacciate, di cosa sia la cucina pugliese non hanno la più pallida idea. Ti abbracciamo con immenso affetto, veglia sui tuoi cari.

Verso un mondo nuovo

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Oggi mi sono venuti questi pensieri. “Mosè convocò tutti gli anziani di Israele e disse loro: < Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la  pasqua . Prenderete un fascio di  issòpo , lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l’architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino. Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire …>”  (Es., 12, 21 – 23). Il popolo ebreo sta per lasciare l’Egitto e la schiavitù dopo quattrocentotrenta anni. Sta preparando la Pesah. In ogni casa la preparazione è febbrile. L’Egitto è stato già colpito da nove sciagure, le piaghe mandate da Dio. L’aria è greve, l’orizzonte cupo mentre la luce scolora nella tersa notte africana. Il cielo riluce del brillio d

Cronache dal fronte

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Mi ricordo quand’ero bambino, piccolo scolaro di prima vicino a Treviso. La scuola stava di fianco alla strada statale in centro paese dietro al casotto in muratura dell’edicola, al di là di un giardino con alberi non ricordo più di che tipo. Potevano sembrare sugheri. Era un edificio giallo dall’intonaco scrostato. L’aula aveva il pavimento di assi grezze che scricchiolavano ad ogni passo. Al mattino il bidello con il grembiule nero entrava con una boccia di vetro in mano e passava tra le fila a riempire i calamai, incastonati in un apposito foro in un angolo del piano di lavoro. Ad ogni passo il piancito scricchiolava sinistro sotto il suo peso. Io infilavo il pennino nel  portapennino  e poi lo tenevo qualche istante sospeso nel vuoto schiacciandone il vertice tra il pollice e l’indice della mano destra.  Infine  lo lasciavo cadere a peso morto in verticale, sperando si infilzasse nelle assi come ritenevo lecito attendersi. Ma non sempre accadeva. All’inizio dietro la cattedra c’