Ciao, Luigina!
Cara
Luigina, io lo so perché hai aspettato tanto ad andartene. Nel sonno della
sedazione tu stavi affacciata alla finestra dell’infinito e contemplavi cieli azzurri
come quelli della tua giovinezza, il volto già lambito da brezze celesti e dai
fasci radiosi dello splendore del nostro Re, intorno il verde tenero dei prati e
degli alberi e la natura in fiore. Poi da sotto si è presentato Osvaldo, ti ha guardato
come faceva lui e ti ha detto vieni! Si sta bbene, vieni! Ha ripetuto
fissandoti negli occhi dalla luce in cui stava, accompagnando le parole con un’alzata
ammiccante di sopracciglia ed il gesto perentorio del braccio sinistro piegato in
avanti, la palma della mano verso l’alto quasi a toccarsi la spalla. Tu hai rivisto
l’uomo che amavi, che ti corteggiava ancora. Alle spalle, lontano, il tuo caro papà,
di cui di recente ci mostrasti con orgoglio la foto. Quindi delle cure da quel
momento non ti importò più nulla, i ragazzi sono grandi, Dio provvederà a loro,
a Lui li affidasti. Adesso il tuo Osvaldo lo hai preso per mano, e con lui
muovi leggera i tuoi passi. Prega per noi.