La carne e lo spirito

Michelangelo Buonarroti - Il peccato originale

Nella lettera ai Romani dell’ufficio delle letture di oggi, Solennità di Pentecoste, San Paolo scrive: “Fratelli, quelli che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo spirito, alle cose dello spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello spirito portano alla vita e alla pace. Infatti”, prosegue l'apostolo, “i desideri della carne sono in rivolta contro Dio perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio”. Ma perché, mi chiedo, i desideri della carne sono in rivolta contro Dio? Perché, come dice San Paolo, non si sottomettono alla legge divina, e neanche lo potrebbero? Che vuol dire che quandanche io volessi sottoporre la carne alla legge di Dio, non lo potrei fare. Strano, questo, veramente misterioso. Perché la carne è diventata così nemica dello spirito?

Con il peccato originale è entrata nel mondo la concupiscenza. La concupiscenza è, per così dire, la base di tutti gli altri peccati, espressi e riassunti nella violazione del nono e del decimo comandamento. All’origine della concupiscenza c'è la tentazione del serpente, che si rivolge ad Eva in prossimità dell'albero da frutto posto nel giardino di Eden ed oggetto, assieme all’Alber della Vita, del divieto di Dio per l’uomo. Sotto quell’albero da frutto si realizza l’archetipo della ribellione della carne e di ogni ribellione umana al proprio Creatore e Padre. Il demonio tenta Eva sull’orgoglio, sulla superbia, sull’ambizione insinuando il dubbio che il divieto di Dio serva ad impedirgli di diventare come Lui, con la conoscenza del bene e del male. Il demonio fa leva sulla superbia che lui già ben conosce avendone fatta con la invidia la ragione della propria esistenza, il rifiuto di Lucifero di non essere come Dio. Ma la superbia si mischia, si impasta, in qualche modo, con la concupiscenza, che è qualcosa che ha a che fare con il piacere. Sì, precisamente, ma con quella particolare forma di piacere che è il piacere della carne, o piacere sensuale. Quello che Satana, puro spirito seppur decaduto, non può provare. Il piacere per il piacere, dunque, nella sua accezione egoistica e possessiva, e non come espressione del dono, e dell’amore di Dio per la propria creatura. Dietro alla caduta di Eva e, a seguire, con effetto domino, di Adamo, vi è la insinuazione sottile che Dio possa non bastare. Che Dio non sia trasparente, e abbia nascosto qualcosa. Che in Dio vi sia quindi furbizia e menzogna, che lo omologano agli attributi satanici. Posto che Dio ci ha creato per la beatitudine con Lui, venuta meno questa prospettiva all’uomo, nel tentativo di evitare la disperazione, non resta che ricercarla rivolgendosi ai surrogati. I piaceri della carne, appunto. E sono precisamente questi che il Serpente porge fin da subito alla donna in modo intricato e misterioso, nascosti nelle pieghe della tentazione, nei meandri della coscienza e dell’inconscio. Perché dentro alla concupiscenza e al piacere della carne si annida il simbolo fallico quale loro sintesi simbolica, e non più quale principio di vita, a partire dai rapporti umani primigeni, sia materno che paterno. Questo nodo così pregnante e scabroso è stato ben colto da Michelangelo nella scena della tentazione di Eva nel Giudizio universale della Cappella Sistina nella quale il serpente, con il busto ed il volto di donna, tocca le dita di Eva, in un intreccio evocativo dell'atto sessuale, per porgere il frutto. Quest’ultimo è identificato in un fico, benché la scrittura non dica di quale frutto si tratti, ed anzi la tradizione si riferisca ad una mela. Ma il fico ha una relazione simbolica con l'organo genitale femminile tanto che, per distinguerlo da quest'ultimo, il nome del frutto, anziché prendere il femminile come avviene per tutte le altre piante, mantiene il maschile. Osservando con attenzione i dettagli del particolare dell'affresco michelangiolesco, si osserva che, sia pur colorato di verde e mimetizzato con il fogliame della pianta, l'oggetto che Satana trasferisce alla donna ha un aspetto significativamente ed indiscutibilmente fallico, abilmente dissimulato nel disegno del fico. Dopo aver fatto leva sulla ambizione e la superbia della donna, allontanandola da Dio, Satana le consegna anche l’oggetto simbolo del piacere carnale, che da quel momento in poi dominerà la storia umana in varie e più o meno dissimulate forme, avviluppandosi e nascondendosi in vario ed anche incestuoso modo in ciò che di più sacro Dio ho creato per l'uomo, imprimendo in esso la sua immagine e somiglianza: la sessualità e la famiglia.

Ma torniamo un attimo indietro, rispetto alla tentazione di Eva, al momento della creazione della donna, essa viene tratta nel sonno dal fianco di Adamo, come un giorno la Chiesa nascerà dal fianco di Cristo squarciato dalla lancia. Ci dice la Scrittura che al suo risveglio Adamo nella sorpresa esulta e vedendo la donna esclama: “Essa è ossa delle mie ossa e carne della mia carne!”. Ecco io credo che qui Adamo non solo abbia trovato la degna compagna della sua vita, l’aiuto simile a lui che Dio gli ha donato, la sua sposa, ma anche, in muta e forse inconsapevole sovrapposizione, la sua madre, colei nel cui seno si è formato ed è venuto al mondo. L’essere la donna ossa delle mie ossa e carne della mia carne esprime non solo la uguaglianza della donna all’uomo, ma anche l’essere stati un tempo una sola cosa a partire dalla esperienza del concepimento, della gestazione, del parto, e dell’accudimento successivo in cui, in una identificazione completa e una esperienza fusionale totale, dalla madre Adamo ed ogni uomo, maschio o femmina, ha ricevuto nutrimento e piacere, nel mistero meraviglioso della maternità. La radice del peccato originale, nella superbia e nella concupiscenza, vengono quindi bene insinuate ed infisse dal Serpente in queste fasi primigenie della vita umana, quando tra il feto, il bambino e la donna c'è una perfetta unione fusionale e carnale. L’archetipo del piacere della carne viene quindi staccato dal progetto di Dio ed inserito in una dinamica di ribellione peccaminosa. L'uomo ha un legame particolare con la madre perché nasce da un legame carnale con la stessa, mentre il rapporto con il padre si forma su n piano spirituale. Nessun tipo di rapporto umano è equiparabile a quello tra la madre ed il figlio. Allora io credo che Adamo, nel vedere Eva, abbia esultato vedendo le due cose insieme, la figura di sua madre, e la sua sposa. Tant'è vero che la Bibbia, mettendo in risalto il primo aspetto, della donna dice che si chiamerà Eva, perché essa è madre di tutti gli esseri viventi. La parola ebraica per dire padre è av, per dire madre Hawāh, mentre per distinguere uomo e donna usa i termini אִשׁ, ish e אִשָּׁה, ishà. <La radice Ish significa “iniziare, dare forma, seminare” ed aggiungendo la desinenza Ah si ottiene “ciò che procede da Ish” cioè “cioè che porta a compimento quanto seminato” … Parlando di nomi propri la Genesi chiama Adam l’uomo e Hewa la donna. Adam è lo stesso termine usato prima come collettivo, e deriva da una radice che indica ciò che è omogeneo, un insieme di molte parti che si assimilano fra loro.
Anche l’Adam “persona” è un collettivo, qualcosa composto da varie componenti.
Hewa è il nome dato alla donna e deriva dalla radice del verbo Essere, proprio come il nome di “Dio” Yawhè. Significa letteralmente Base della Vita, come è specificato dalla spiegazione “perché è la madre di ogni vivente”> (cit. da Marco Serpieri).

Io credo quindi che entrambi queste accezioni siano presenti agli occhi di Adamo nell’incontrare la donna e che lo stesso accada ad ogni uomo che incontri la donna in cui in qualche modo vede presente e riflessa, in chiave magari inconscia ed archetipica, la madre e la sua relazione primigenia, di piacere fusionale, con essa.

Il peccato originale ha tranciato la relazione naturale e spontanea tra l’amore di Dio e l’amore della coppia umana nell’atto procreativo e nella famiglia, figura del rapporto sponsale tra Gesù Cristo e la sua Chiesa. Ecco quindi, forse, ecco perché la carne è ribelle a Dio, perché è prigioniera e incatenata a questo orizzonte senza Dio schiavo della carnalità a cui la tentazione di Satana e il peccato originale lo hanno consegnato. La legge della carne tende al basso, e dopo il peccato originale non è modificabile. Da questi lacci l'uomo aveva bisogno di essere riscattato e questo è avvenuto grazie a Gesù Cristo, che ha portato nella carne l'esperienza della obbedienza perfetta e perfettamente fiduciosa in Dio, fino alla morte di croce. E’ questo che permette all'uomo di rinascere nello Spirito Santo, la solennità che oggi celebriamo.

Sempre dalla lettura dell’ufficio di oggi un'altra cosa mi ha colpito, chiarendo un interrogativo che qualche volta è affiorato in passato nei miei pensieri. Lo Spirito Santo per la prima volta ha abitato in un uomo in Gesù Cristo, Primizia del genere umano. In precedenza mai era potuta avvenire una cosa del genere. Quindi noi che viviamo questi tempi calamitosi e per molti versi apocalittici abbiamo questo inestimabile privilegio, di poter ospitare il Divino Spirito nel nostro cuore, ricevere i suoi sette doni, essere abitati dalla Maestà, dalla Santità e dalla Misericordia infinita di Dio Trinitario, motivo di grande gioia ed immensa gratitudine a Lui.

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