La carne e lo spirito
Nella lettera ai Romani dell’ufficio
delle letture di oggi, Solennità di Pentecoste, San Paolo scrive: “Fratelli, quelli che vivono secondo la
carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo
spirito, alle cose dello spirito. Ma i desideri della carne portano alla morte,
mentre i desideri dello spirito portano alla vita e alla pace. Infatti”,
prosegue l'apostolo, “i desideri della
carne sono in rivolta contro Dio perché non si sottomettono alla sua legge e
neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a
Dio”. Ma perché, mi chiedo, i desideri della carne sono in rivolta contro Dio?
Perché, come dice San Paolo, non si sottomettono alla legge divina, e neanche
lo potrebbero? Che vuol dire che quandanche io volessi sottoporre la carne alla
legge di Dio, non lo potrei fare. Strano, questo, veramente misterioso. Perché
la carne è diventata così nemica dello spirito?
Con il peccato originale è
entrata nel mondo la concupiscenza. La concupiscenza è, per così dire, la base
di tutti gli altri peccati, espressi e riassunti nella violazione del nono e del
decimo comandamento. All’origine della concupiscenza c'è la tentazione del
serpente, che si rivolge ad Eva in prossimità dell'albero da frutto posto nel
giardino di Eden ed oggetto, assieme all’Alber della Vita, del divieto di Dio
per l’uomo. Sotto quell’albero da frutto si realizza l’archetipo della
ribellione della carne e di ogni ribellione umana al proprio Creatore e Padre.
Il demonio tenta Eva sull’orgoglio, sulla superbia, sull’ambizione insinuando
il dubbio che il divieto di Dio serva ad impedirgli di diventare come Lui, con
la conoscenza del bene e del male. Il demonio fa leva sulla superbia che lui già
ben conosce avendone fatta con la invidia la ragione della propria esistenza,
il rifiuto di Lucifero di non essere come Dio. Ma la superbia si mischia, si
impasta, in qualche modo, con la concupiscenza, che è qualcosa che ha a che
fare con il piacere. Sì, precisamente, ma con quella particolare forma di
piacere che è il piacere della carne, o piacere sensuale. Quello che Satana,
puro spirito seppur decaduto, non può provare. Il piacere per il piacere,
dunque, nella sua accezione egoistica e possessiva, e non come espressione del
dono, e dell’amore di Dio per la propria creatura. Dietro alla caduta di Eva e,
a seguire, con effetto domino, di Adamo, vi è la insinuazione sottile che Dio possa
non bastare. Che Dio non sia trasparente, e abbia nascosto qualcosa. Che in Dio
vi sia quindi furbizia e menzogna, che lo omologano agli attributi satanici. Posto
che Dio ci ha creato per la beatitudine con Lui, venuta meno questa prospettiva
all’uomo, nel tentativo di evitare la disperazione, non resta che ricercarla
rivolgendosi ai surrogati. I piaceri della carne, appunto. E sono precisamente
questi che il Serpente porge fin da subito alla donna in modo intricato e misterioso,
nascosti nelle pieghe della tentazione, nei meandri della coscienza e dell’inconscio.
Perché dentro alla concupiscenza e al piacere della carne si annida il simbolo
fallico quale loro sintesi simbolica, e non più quale principio di vita, a
partire dai rapporti umani primigeni, sia materno che paterno. Questo nodo così
pregnante e scabroso è stato ben colto da Michelangelo nella scena della
tentazione di Eva nel Giudizio universale della Cappella Sistina nella quale il
serpente, con il busto ed il volto di donna, tocca le dita di Eva, in un intreccio evocativo dell'atto sessuale, per porgere
il frutto. Quest’ultimo è identificato in un fico, benché la scrittura non dica
di quale frutto si tratti, ed anzi la tradizione si riferisca ad una mela. Ma
il fico ha una relazione simbolica con l'organo genitale femminile tanto che,
per distinguerlo da quest'ultimo, il nome del frutto, anziché prendere il
femminile come avviene per tutte le altre piante, mantiene il maschile.
Osservando con attenzione i dettagli del particolare dell'affresco
michelangiolesco, si osserva che, sia pur colorato di verde e mimetizzato con
il fogliame della pianta, l'oggetto che Satana trasferisce alla donna ha un
aspetto significativamente ed indiscutibilmente fallico, abilmente dissimulato
nel disegno del fico. Dopo aver fatto leva sulla ambizione e la superbia della
donna, allontanandola da Dio, Satana le consegna anche l’oggetto simbolo del
piacere carnale, che da quel momento in poi dominerà la storia umana in varie e
più o meno dissimulate forme, avviluppandosi e nascondendosi in vario ed anche
incestuoso modo in ciò che di più sacro Dio ho creato per l'uomo, imprimendo in
esso la sua immagine e somiglianza: la sessualità e la famiglia.
Io credo quindi che entrambi
queste accezioni siano presenti agli occhi di Adamo nell’incontrare la donna e
che lo stesso accada ad ogni uomo che incontri la donna in cui in qualche modo
vede presente e riflessa, in chiave magari inconscia ed archetipica, la madre e
la sua relazione primigenia, di piacere fusionale, con essa.
Il peccato originale ha
tranciato la relazione naturale e spontanea tra l’amore di Dio e l’amore della
coppia umana nell’atto procreativo e nella famiglia, figura del rapporto
sponsale tra Gesù Cristo e la sua Chiesa. Ecco quindi, forse, ecco perché la
carne è ribelle a Dio, perché è prigioniera e incatenata a questo orizzonte senza
Dio schiavo della carnalità a cui la tentazione di Satana e il peccato originale
lo hanno consegnato. La legge della carne tende al basso, e dopo il peccato
originale non è modificabile. Da questi lacci l'uomo aveva bisogno di essere
riscattato e questo è avvenuto grazie a Gesù Cristo, che ha portato nella carne
l'esperienza della obbedienza perfetta e perfettamente fiduciosa in Dio, fino
alla morte di croce. E’ questo che permette all'uomo di rinascere nello Spirito
Santo, la solennità che oggi celebriamo.
Sempre dalla lettura dell’ufficio di oggi un'altra cosa mi ha colpito, chiarendo un interrogativo che qualche volta è affiorato in passato nei miei pensieri. Lo Spirito Santo per la prima volta ha abitato in un uomo in Gesù Cristo, Primizia del genere umano. In precedenza mai era potuta avvenire una cosa del genere. Quindi noi che viviamo questi tempi calamitosi e per molti versi apocalittici abbiamo questo inestimabile privilegio, di poter ospitare il Divino Spirito nel nostro cuore, ricevere i suoi sette doni, essere abitati dalla Maestà, dalla Santità e dalla Misericordia infinita di Dio Trinitario, motivo di grande gioia ed immensa gratitudine a Lui.