Gli attributi di Dio



Nell’Avvento dell’anno 1933 Dio fa conoscere a Santa Faustina Kowalska i suoi attributi, che la Santa racconta nel suo Diario (n. 180). Questi attributi di Dio sono la Santità, la Giustizia, la Misericordia. La prima è la assoluta assenza in Dio del male. Dio è la somma di ogni perfezione. Non ricordo se questa definizione risale a Sant’Anselmo, che dice che il male non è una entità in sé, ma semplicemente assenza di bene. La Giustizia di Dio è perfetta, e secondo la rappresentazione aristotelica è distributiva e retributiva: a ciascuno il suo. La giustizia, quindi, distribuisce. Ma l’attributo di gran lunga più importante di Dio è la Misericordia, che è semplicemente la relazione che unisce Dio all’uomo, il Creatore alla Creatura. La Giustizia distribuisce, la Misericordia unisce. Questi attributi di Dio innescano una profonda riflessione, soprattutto l’ultimo, dove la Misericordia credo sia un altro modo di definire la Carità, ossia l’Amore. Amore di cui si parla e si straparla, non sempre a proposito. Ma la domanda su che cosa sia l’Amore non è mai stucchevole, o mal posta. Basta provare a darsi una risposta per vedere quante difficoltà si pongano tra l’interrogativo e una risposa soddisfacente e, soprattutto, una risposta che porti a una definizione, una descrizione se si voglia, che vada bene per Dio e per l’uomo, perché l’Amore Carità e l’Amore Misericordia è sempre lo stesso, uguale per Dio e per gli uomini.
Il primo effetto che mi sembra caratterizzare l’Amore è quello di una irresistibile attrazione che coinvolge il corpo e lo spirito dell’amante e dell’amato, o amata. Attrazione che coinvolge l’emozione, il sentimento, e travolge la fredda ragione. La ragionevolezza, addirittura. Che ragionevolezza ci può essere nel dare la vita per l’amato, come  ha fatto Gesù Cristo sul Golgota? L’attrazione, poi, tradisce il desiderio e la tendenza alla unità, l’amato vuol essere uno con l’amata. Questo è precisamente oggetto della preghiera di Gesù nel giovedì santo. Nei primi mesi di vita, per l’uomo esiste una tendenza fusionale con la madre, espressione di una primigenia e rudimentale tendenza all’unità. Ma l’unità dell’Amore è qualcosa che non cancella la alterità, ma anzi la rispetta e si esprime con la prevalenza data al bene dell’amato, anche con sacrificio del proprio. L’unico che può darsi totalmente all’altro, dare la propria vita, è tuttavia Dio, perché può dare la vita e poi riprendersela. La dazione completa di sé può quindi esistere solo in Dio, perché dando tutto, Dio non si priva di nulla. Questa è la mirabile sintesi del mistero della incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Questo amore si trova in pienezza solo in Dio. Qualsiasi diminuzione della misura della dazione totale di sé all’altro annacqua e diminuisce l’amore, la sua purezza. Questa diminuzione è impossibile a Dio. E’ invece possibile all’uomo del peccato originale, che ha dubitato che Dio potesse bastare e si è quindi rivolto, in misura maggiore o minore, ai beni creati, al piacere, cercando in essi la vita. E così nella ricerca del piacere strumentalizzando le persone: l’affettività, la sensualità, sono sotto questo profilo gli strumenti della concupiscenza, dove l’altro è cercato non per se stesso, ma come oggetto per l’appagamento delle proprie esigenze affettive, sessuali, di riconoscimento e di sicurezza. Qui si riaffacciano, nascoste, le fragilità infantili, il desiderio inconscio di realizzare quella infantile unione fusionale che riporta al piacere intimo provato nella relazione con la madre, con il suo corpo caldo, il suo seno, la sua voce. Darsi completamente e definitivamente all’altro non è umanamente possibile, e infatti una società che ha rifiutato Dio non è più capace di impegnarsi nel matrimonio. Si convive, dichiarando espressamente questa divisione, questo appartenere di ciascuno solo a se stesso. Mentre l’altro può rimanere a mio fianco nella misura in cui appaga le mie esigenze e mi soddisfa. Anche le aspettative dell’amore romantico che è intimamente mentale ed incestuoso. Se il matrimonio, come insegna San Paolo, è segno dell’unione tra Gesù e la Chiesa, vuol dire che in esso circola il senso della reciproca donazione totale e definitiva. Quindi l’uomo realizza l’Amore e la totale altruità che esso esige solo aderendo a Cristo, facendolo entrare nella propria vita e lasciando che Lui viva in lui. Quello che noi mettiamo così in circolo è, quindi, solo quell’Amore, l’unico degno di tale nome. Dice Santa Faustina che l’Amore unisce il Creatore alla creatura. I vincoli dell’amore sono quelli che ci avvincono nel disegno stesso e nella economia della creazione. La stessa dinamica generativa postula che tra madre e figlio, tra genitori e figli si instauri da subito questa relazione di bisogno del bambino e di responsabilità dei genitori. È il nucleo ed il paradigma della solidarietà, norma di diritto naturale così alla base della società umana tanto da costituire il primo cardine delle costituzioni moderne. Ecco, questa credo possa esser una sufficiente descrizione di che cosa siano l’Amore, la Carità e la Misericordia: il cuore di Dio verso l’uomo, verso i miseri, miseri cor dat, che chiede di circolare attraverso di noi, i nostri cuori, i nostri pensieri, le nostre vite.

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