Post

Visualizzazione dei post da aprile, 2020

Ciao, Luigina!

Immagine
Cara Luigina, io lo so perché hai aspettato tanto ad andartene. Nel sonno della sedazione tu stavi affacciata alla finestra dell’infinito e contemplavi cieli azzurri come quelli della tua giovinezza, il volto già lambito da brezze celesti e dai fasci radiosi dello splendore del nostro Re, intorno il verde tenero dei prati e degli alberi e la natura in fiore. Poi da sotto si è presentato Osvaldo, ti ha guardato come faceva lui e ti ha detto vieni! Si sta bbene, vieni! Ha ripetuto fissandoti negli occhi dalla luce in cui stava, accompagnando le parole con un’alzata ammiccante di sopracciglia ed il gesto perentorio del braccio sinistro piegato in avanti, la palma della mano verso l’alto quasi a toccarsi la spalla. Tu hai rivisto l’uomo che amavi, che ti corteggiava ancora. Alle spalle, lontano, il tuo caro papà, di cui di recente ci mostrasti con orgoglio la foto. Quindi delle cure da quel momento non ti importò più nulla, i ragazzi sono grandi, Dio provvederà a loro, a Lui li affida

Prima e dopo

Immagine
Viso di donna - prima   Ecco un esperimento di disegno fotografico. Non so, mi sembra piuttosto creativo. Il disegno è mio, lapis conté, l’anticazione è eseguita in postproduzione in Photoshop. Una prova, il risultato mi intriga. Spero di avere il tempo di riprendere le fila di un po’ di passioni che attraversano tutta la mia vita. Viso di donna - Dopo

Dio ha dato Dio ha tolto

Immagine
Adesso iniziare a scrivere cosi, ex abrupto , dal nulla, per così dire, non è semplice. Mettere in ordine le idee. Richiamarle alla memoria, più che altro. Ci sono momenti in cui nel pensiero si toccano vette altissime di senso, di significati. Che poi si perdono. Una volta siamo andati in Liguria, vicino a Rapallo. A Camogli, precisamente. Abbiamo fatto quella lunga passeggiata fino a punta Chiappa. Passando nel bosco ad un certo punto ci siamo imbattuti in un ristorantino con pergolato, panche e tavoli in legno dipinto, leggermente in costa, vista mare. Le barche rovesciate pancia in aria e le reti da pesca con il polistirolo policromo dei galleggianti aggrovigliate sulle chiglie. Io e Paola da soli. Sul limite del promontorio spoglio e roccioso il rudere in cemento di una fortificazione, una di quelle della seconda guerra mondiale per batterie di artiglieria navale o antiaerea, non so. Poca gente, un cielo bigio sopra di noi ed a perdita d’occhio verso l’orizzonte. Tutto somma

Il deserto

Immagine
Non so perché in questo tempo Pasquale sento il petto ed il cuore così pieni di fioriture e di vita. È una cosa paradossale e che non si giustifica con il carattere del tempo che stiamo vivendo. Quella della pandemia è una esperienza che semmai può innescare meccanismi psicologici  depressivi,  per cui non si capisce come sia possibile che invece il cuore gioisca e produca così tanta vita e fiducia nel presente e nel futuro.    Possiamo dire, anche questo in modo paradossale, che nel tempo di Pasqua stiamo vivendo il deserto, immagine propria del tempo quaresimale. Il deserto in questi giorni si concretizza nella solitudine o, comunque, nell’isolamento dentro il perimetro dei muri di casa, al massimo dei giardini delle abitazioni, o del preciso e limitato percorso che ci separa dal luogo di lavoro, semmai vi possiamo accedere. Il deserto si concretizza nella difficoltà di ideare un futuro credibile, di trovare il tipo e la misura delle forze adeguate  per  farvi fronte, la pr

Il nonno Nino

Immagine
Io la mia famiglia siamo in cinque. Io mia moglie i miei due figli e il nonno Nino. Il nonno Nino è molto vecchio e sta da noi fisso da Natale. Sta tutto il giorno seduto in cucina e guarda la televisione. Quando mangiamo a volte si ingona e tossisce rimuovendo abbondante muco dai bronchi. Si scatenano così tempeste batteriche dalle quali ci difendiamo come possiamo. La diffusione batterica è l’ossessione di mia figlia che non sembra ma è sempre vigile e pronta a scatti laterali per scansarne le micidiali ed invisibili onde. Il nonno Nino sta seduto e il profilo del suo piccolo cranio pare quello della cima del monte Penna senza il ripetitore tivù. Il naso ne continua la rotondità sporgendosi non poco sopra il labbro superiore della bocca. Le orecchie enormi occupano lo spazio di una foglia di fico o di gelso. Il Nino ha quasi sempre addosso la mascherina dell’ossigeno con la valvola aperta a uno, fa sempre più fatica a camminare e delle volte anche se la televisione è accesa n